La burattatura o vibrofinitura è una operazione preliminare di lavorazione sui metalli per rimuovere bave residue dalle lavorazioni di stampaggio o fusione.
La burattatura è utilizzata a vari livelli, per sbavare, per pulire, per eliminare le ossidazioni e per lucidare la superficie del metallo.
Viene utilizzato del materiale abrasivo per burattare, con tecnologie normalmente definite vibrofinitura a secco e burattatura a umido, quella più utilizzata dall’industria e più performante è quella a umido, questa burattatura è composta da un vibrovaglio o buratto orizzontale riempito di materiale abrasivo di diversa forma e durezza.
I tempi di burattatura o vibrofinitura sono molto variabili, e dipendono dal risultato di levigatura che si vuole ottenere, il buratto durante il suo processo di movimentazione, contiene il materiale abrasivo, il materiale metallico da lavorare e l’acqua contenente prodotti chimici come tensioattivi o reagenti chimici per ammorbidire la superficie del metallo.
Il processo di burattatura produce un refluo con una concentrazione elevatissima di metallo e di tensioattivi, questo settore richiede impianti di depurazione reflui del tipo chimico fisico.
Questi impianti di trattamento acqua per burattatura devono evitare l’incremento di salinità e devono essere in grado di smaltire una quantità notevole di idrossido di fango rispetto al volume complessivo acquoso.
Gli impianti di depurazione chimico fisico per reflui da burattatura sono essenzialmente composti da stadio di neutralizzazione, flocculazione e sedimentazione, successivamente a questi stadi i reflui vengono immessi in un sistema di disidratazione fanghi.
I reflui da burattatura cosi trattati utilizzano dei sacchi filtranti o una filtropressa per disidratare i fanghi, le acque filtrate in uscita dagli impianti di depurazione chimico fisici sono inviati nuovamente al processo di burattatura per riprendere il suo ciclo di levigatura all’interno dei buratti.