La depurazione delle acque utilizza la filtrazione a carboni attivi che permette di trattenere una serie di inquinanti come il COD, BOD, i tensioattivi, cloro residuo, olii, solventi, sostanze organiche, idrocarburi, ecc.
I filtri a carboni attivi funzionano secondo un processo di assorbimento, il carbone attivo granulare utilizzato nei processi di depurazione delle acque viene attivato con un processo a vapore, questa reazione fisica crea una grande porosità e superficie di scambio, il carbone granulare ha un alto grado reattivo della superficie, con una capacità di assorbimento e una area totale che varia da 700 a 2.500 metri quadri per grammo di peso.
Il carbone utilizzato per la filtrazione a pressione delle acque deve avere delle caratteristiche specifiche sulla base del tipo di refluo e di inquinante che si vuole trattare, la porosità del carbone attivo è contraddistinta da micropori, mesopori e macropori, per una corretta filtrazione dell’acqua con carboni attivi è importante definire anche la capienza assorbente e la densità del carbone.
Il trattamento delle acque utilizza la filtrazione a carbone attivo anche per eliminare eventuali solidi sospesi presenti nell’acqua, nel caso di presenza discreta e continua di solidi è comunque preferibile inserire nella filtrazione a carboni un filtro meccanico a quarzite, questo assicura di utilizzare pienamente il carbone attivo e le sue capacità di assorbimento negli impianti di depurazione.
Il processo di filtrazione a pressione a carboni attivi in un impianto di depurazione è così composto, una elettropompa invia le acque da trattare all’interno di una colonna contenente carbone attivo granulare che continua ad assorbire gli inquinanti, ciclicamente il carbone riposto all’interno della filtrazione deve essere contro lavato, in questo caso viene pompata dell’acqua dal basso verso l’alto del filtro, il carbone sottoposto a questa pressione inversa aumenta la sua espansione e si libera dagli inquinanti.